“Abbiamo fatti alcuni importanti progressi, i colloqui sono stati molto costruttivi e produttivi”. Joe Biden ha sintetizzato così nella sua conferenza stampa le 4 ore di faccia a faccia con Xi Jinping in una scenografica residenza alle porte di San Francisco. Questo era il primo dopo un anno in cui le relazioni tra i due Paesi erano scivolate al punto più basso.
L’obiettivo era avviare il disgelo. Per “capirsi reciprocamente in modo chiaro e fare in modo che la competizione non sfoci in conflitto”, come ha spiegato Biden dopo la stretta di mano. E per “superare le differenze” in un mondo “abbastanza grande per la convivenza e per il successo di Cina e Stati Uniti”, che “non possono voltare le spalle”. Tanto meno sullo sfondo di un’economia globale “in ripresa ma con uno slancio lento, appesantita dal protezionismo”, come gli ha fatto eco Xi Jinping. Il quale ha affermato di credere in un “futuro promettente” delle relazioni Usa-Cina. Ma se il dialogo è ripreso, restano diversi nodi e tensioni. Da Taiwan ai rapporti economici, minati per la Cina dalle sanzioni e dalle limitazioni Usa all’export hi-tech e per Washington dalla mancanza di parità di condizioni competitive.
I rapporti tra Cina e Usa continueranno ad espandersi. “Credo che una volta aperta la porta alle relazioni bilaterali, non si chiuderà più”, ha detto il presidente Xi Jinping. “Non dobbiamo creare ostacoli di vario genere oppure effetti agghiaccianti”, ha aggiunto Xi alla platea di circa 400 figure di spicco del mondo della Corporate America e di accademici. Tra questi, i numeri uno di Apple Tim Cook e Pfizer Albert Bourla, poche ore dopo il summit con il presidente Joe Biden.