In un drammatico discorso alla nazione, Benyamin Netanyahu ha annunciato al suo Paese e al mondo che l’unica via per eliminare Hamas e liberare gli ostaggi è entrare nell’enclave palestinese. Ma il premier ha fatto un passo in più. Per la prima volta ha accennato anche alle sue responsabilità per gli attacchi del 7 ottobre:
“E’ stato un giorno nero. Chiariremo tutto quello che è successo. Tutti – ha ammesso – dovranno dare spiegazioni per quell’attacco, a cominciare da me. Ma solo dopo la guerra. Il mio compito ora è quello di guidare il Paese fino alla vittoria”. A decidere l’inizio delle operazioni di terra sarà solo il gabinetto di guerra israeliano, ha assicurato Netanyahu in tv dopo che negli ultimi giorni si sono moltiplicate ipotesi e speculazioni sui motivi dello slittamento dell’invasione che sembrava imminente subito dopo gli attacchi di Hamas.
L’ultima è stata quella del Wall Street Journal, secondo cui Israele avrebbe accettato il rinvio per consentire agli Usa di dispiegare una decina di sistemi di difesa aerea per proteggere le truppe americane nella regione da missili e razzi, viste le ripetute minacce iraniane e dei suoi alleati Hezbollah libanesi. L’attesa – secondo il quotidiano americano – dovrebbe durare fino a quando tutto sarà pronto, forse già alla fine della settimana. Anche se da Washington Joe Biden ha fatto sapere di “non aver chiesto” nulla in questo senso ad Israele.
“Ci prepariamo all’ingresso a Gaza, non dirò come e quando. Ci sono considerazioni che non sono note al grande pubblico”, ha spiegato comunque Netanyahu. “Gli obiettivi sono due: eliminare Hamas e liberare gli ostaggi. Tutti quelli che hanno partecipato all’attacco del 7 ottobre moriranno”. Ma l’invasione della Striscia inizia a dividere anche gli alleati, oltre che incontrare la netta e prevedibile opposizione del mondo arabo e islamico.