Dopo alcuni mesi di attesa per ottenere il permesso umanitario, Emergency è entrata a Gaza: la clinica offrirà primo soccorso, stabilizzazione di emergenze medico-chirurgiche e trasferimento presso strutture ospedaliere, assistenza medico-chirurgica di base per adulti e bambini, attività ambulatoriali di salute riproduttiva e follow up infermieristico post-operatorio.
Il progetto è coordinato con le agenzie delle Nazioni Unite e altri partner presenti sul territorio. Lo ha spiegato Stefano Sozza, capo-missione Emergency a Gaza: «Le condizioni di sicurezza sono molto difficili e lo spazio umanitario garantito è sempre più ristretto: l’84% della Striscia di Gaza ha un ordine di evacuazione e l’area umanitaria si è ridotta a circa 46 chilometri quadrati rispetto ai 58,9 di inizio anno, con le autorità israeliane che hanno negato 68 missioni umanitarie nella prima metà di agosto».
Continua Sozza: «Gli ospedali locali ancora operativi, senza staff e farmaci, non riescono a gestire tutti i feriti e i malati. Oltre alla mancanza di servizi sanitari, nella Striscia di Gaza pesano soprattutto la scarsità di acqua, di cibo e di abitazioni». Conclude il capo-missione di Emergency: «Serve un cessate il fuoco immediato, anche per permettere l’ingresso di aiuti umanitari. La popolazione di Gaza non può continuare a vivere in queste condizioni disumane».