Tragedia del bus, al momento non ci sono indagati

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Al momento c’è l’ipotesi di omicidio stradale plurimo, ma non ci sono ancora indagati per il disastro del bus precipitato da un cavalcavia in Veneto lo scorso martedì 3 ottobre.  Le 21 vittime sono state tutte identificate: si tratta di nove cittadini ucraini, quattro romeni, tre tedeschi, due portoghesi, un croato, un sudafricano e l’autista del bus, unico italiano. Si chiamava Alberto Rizzotto, 40 anni, nato a Conegliano ma residente a Vazzola nel Trevigiano. Quello che ancora manca è una ricostruzione che possa stabilire con certezza le cause dell’incidente ripreso dalle telecamere di sorveglianza. Sotto osservazione le batterie al litio e la doppia barriera di protezione che non basta a frenare il pullman. La procura vuole approfondire sul tema dell’elettrico e sul parapetto esterno. In un video si nota il bus affiancarne un altro, presumibilmente fermo al semaforo che immette a sinistra, verso Marghera, e che ha la freccia inserita. Subito dopo si nota il mezzo piegarsi e cadere, mentre l’altro pullman aziona improvvisamente lo stop. Non si intravvedono altri veicoli davanti. «Non ci sono segni di frenata, né contatti con altri mezzi» ha precisato il capo della Procura veneziana Bruno Cherchi. La dinamica dell’incidente «vede il bus toccare e scivolare lungo il guardrail per un cinquantina di metri, e infine, con un’ulteriore spinta a destra, precipitare al suolo». Le ipotesi principali al vaglio della magistratura sulle cause della tragedia sono quelle della manovra azzardata, con l’affiancamento ad un altro bus e un guardrail vecchio; oppure, sommato a questo, un malore dell’autista che non è riuscito a controllare il mezzo.

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