«Qualche giorno fa Giorgia Meloni, parlando di tasse a Catania, ha provato a racimolare qualche voto in più ragionando di ‘pizzo di Stato’. Un’esternazione grave, pericolosa e superficiale da parte di un Presidente del Consiglio. Ieri sono stato a Foggia dove chi si ribella al ‘pizzo’, quello vero, rischia la vita per mano della mafia o quantomeno di vedere le serrande del proprio negozio saltate in aria con il tritolo. Ho visitato l’ex Villa Lanza confiscata ai criminali: oggi ospita attività sociali in memoria di Giovanni Panunzio, un costruttore che nel 1992 pagò con la vita la sua ribellione ai clan, la scelta di non pagare il “pizzo”, di non cedere al ricatto mafioso». Lo scrive su Facebook il presidente del M5S Giuseppe Conte.
«Ho poi incontrato cittadini e associazioni di questo capoluogo di provincia sciolto per infiltrazioni mafiose in una terra bellissima, la mia terra di origine. Una terra ferita e martoriata da fenomeni criminali, da mazzette, corruzione e voti elettorali in vendita per una manciata di euro.
Ieri ho detto che ‘chi ama Foggia alza la testa’. Questo vale dappertutto: chi ama il proprio paese non si rassegna all’indifferenza e non permette la connivenza. Si batte ogni giorno per il risveglio civile delle coscienze: discute, dialoga, approfondisce la vera natura del “pizzo”, le trame della corruzione, le tante logiche di condizionamento che si riannodano alle attività mafiose. Ieri a Foggia eravamo in tanti. Dobbiamo essere in tanti per fare da ‘scorta’ a chi si ribella al ricatto mafioso. Non possiamo lasciarli soli a fare gli eroi o, peggio, a diventare martiri. Al Governo avevamo iniziato un percorso: dal rafforzamento dei presidi antimafia dello Stato in aree come questa foggiana, alle normative sul voto di scambio politico-mafioso fino alla norma Spazzacorrotti. Un lavoro che va consolidato, rilanciato e non sabotato» prosegue Conte.
«Questo Governo lavora invece per limitare i controlli nella Pubblica Amministrazione, per introdurre norme di favore per corrotti ed evasori, per limitare uno strumento investigativo fondamentale come le intercettazioni, per abolire l’abuso di ufficio che nel Conte II abbiamo circoscritto e definito meglio, ma che rimane determinante per ricostruire la rete ricattatoria delle attività mafiose. Dobbiamo costruire una forte reazione politica, civile e sociale, qui a Foggia e dappertutto, che coinvolga tutti coloro che vogliono seriamente mettere all’angolo la corruzione e la malavita organizzata, allontanando compromessi, pratiche clientelari e rischiarando le troppe zone grigie. Servono persone con un senso granitico dell’etica pubblica, persone forti, persone che amano davvero la propria terra. Servono persone intransigenti che mettono il loro senso civico a disposizione della propria comunità, che si impegnano nella dimensione pubblica non per fare affari ma per contrastare il marcio della corruzione e la logica intimidatoria e oppressiva della mafia. Servono persone che sappiamo andare a testa alta» conclude Conte.