Si sta tenendo a Palazzo Chigi l’incontro sulla legge di Bilancio guidato dalla premier Giorgia Meloni con i sindacati. Per il governo sono presenti i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri Giancarlo Giorgetti, Francesco Lollobrigida, Marina Calderone, Raffaele Fitto e il viceministro Valentino Valentini. Per i sindacati partecipano i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Maurizio Landini, Luigi Sbarra, Pierpaolo Bombardieri e Paolo Capone. Insieme alle altre sigle Cida, Cisal, Confintesa, Confsal e Usb.
Da gennaio pensioni un po’ più pesanti, anche se non allo stesso modo per tutti. Il governo ha fissato per il prossimo anno l’adeguamento all’inflazione al 5,4%. Ma in forza del meccanismo a fasce che garantisce la perequazione piena solo agli assegni fino a circa 2.200 euro, gli aumenti saranno diversificati. Fino ad un massimo di 130 euro nelle fasce in cui si concentra la maggior parte dei pensionati. Un decreto firmato dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, di concerto con la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone. Ora si fissa la percentuale con cui verranno rivalutate le pensioni nel 2024.
Il nuovo schema introdotto lo scorso anno per indicizzare le pensioni garantisce l’adeguamento al 100% solo per le pensioni fino a 4 volte il minimo. Il minimo è fissato per il 2023 al 563,74 euro, ma cui va aggiunto lo 0,8% di differenza tra l’inflazione recuperata quest’anno, 7,3%, e quella effettiva registrata nel 2022, 8,1%): per le altre l’adeguamento sarà solo parziale (dall’85% fino al 22% delle pensioni più ricche). La percentuale si riduce così al 4,59% per le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo (2.200-2.800 euro), per incrementi fino a 130 euro; fino a ridursi all’1,18% per gli assegni più ricchi, quelli sopra i 5.600 euro, con aumenti a partire da 67 euro.