Ponte sullo Stretto, il Cipess approva il progetto definitivo

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Il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina ha ottenuto l’approvazione del Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile. L’opera, dal costo complessivo di 10,6 miliardi di euro, dovrebbe essere percorribile entro il 2032. Il contratto tra la Società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink, guidato da Webuild, entrerà in vigore dopo la pubblicazione della delibera in Gazzetta Ufficiale. Il ponte sarà composto da una campata unica di 3,3 chilometri, due piloni alti circa 400 metri e un’altezza utile di 72 metri per consentire il passaggio delle navi. Le autovetture dovrebbero pagare un pedaggio base inferiore ai 10 euro, con agevolazioni per i pendolari.

La premier Giorgia Meloni ha definito l’approvazione una tappa fondamentale per l’Italia, sottolineando il valore strategico dell’opera per lo sviluppo nazionale e lodando il carattere innovativo del progetto, simbolo della capacità tecnica del Paese. Il ministro Salvini ha auspicato che l’assunzione di personale inizi proprio da Sicilia e Calabria, sottolineando l’importanza dell’opera per il rilancio dell’occupazione nel Mezzogiorno.

Non sono mancate, tuttavia, le critiche, anche durissime. Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in Commissione Trasporti, ha denunciato “un colossale spreco di denaro pubblico, un’opera vecchia e irrealizzabile, che distoglie risorse dalle reali priorità del Sud”. Dura anche la posizione della sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, che ha espresso profonda preoccupazione per l’impatto del cantiere sul territorio comunale, parlando di un rischio per la sopravvivenza della città. Ancora più netta la voce dei comitati locali contrari all’opera: Rossella Bulsei, portavoce di “Ti tengo Stretto”, ha parlato di una “vergogna politica, morale e storica”, accusando il governo di aver imposto il progetto senza alcun dialogo con i cittadini, e paventando un inferno per gli espropriati calabresi e siciliani. Resta ora da attendere il passaggio alla Corte dei Conti per l’effettiva partenza dei lavori, anche se la battaglia politica e sociale intorno all’opera è tutt’altro che conclusa

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