Esposti da tutta Italia, chiude un sito sessista

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La goccia finale sono state due politiche del Pd, Alessandra Moretti e Valeria Campagna.

Poi è venuto giù tutto come una valanga di fango, tra decine di esposti, denunce alla Polizia postale e indignazione social in tutto il Paese. Così si chiude la storia ultra-ventennale del sito Phica.eu che ha deciso, a poche ore dallo scoppiare della bufera, di auto-cancellarsi.

Ed anche, forse, di auto-assolversi almeno moralmente: siamo sempre stati contro la violenza – si difendono – qualcuno ha tradito lo spirito originale del sito. E’ il nuovo atto dell’estate in cui l’Italia scoprì i forum sessisti sul web, quella in cui centinaia di donne – a partire da Giorgia Meloni ed Elly Schlein – scoprirono con raccapriccio che le loro fotografie, spesso pescate dai profili social, venivano ripubblicate e commentate. Con toni tutt’altro che innocenti. Le donne del Pd hanno lanciato l’idea di una denuncia collettiva, aperta a tutti gli schieramenti. Ma evidentemente il ‘gioco’ di postare foto per poi commentarle andava oltre l’idea politica e il genere.

Anche Roberto Vannacci, vicesegretario della Lega, s’è ritrovato sul sito e ha annunciato che passerà alle vie legali. La Polizia Postale in queste ore è comprensibilmente oberata. Sono giorni che da tutta Italia arrivano segnalazioni di donne che hanno scoperto le loro fotografie ai due indirizzi internet – Phica e il gruppo facebook ‘Mia Moglie’ – su cui almeno per ora si è concentrata l’opinione pubblica. Donne con una immagine pubblica – attrici, influencer, politiche, giornaliste – ma anche donne comuni sedute al bar, all’uscita da scuola, oppure – un ‘sottogenere’ che andava per la maggiore – in costume al mare. Di lavoro ce n’è tanto: bisogna risalire a chi gestisce le piattaforme, capire come sono state sottratte le foto e poi bisogna identificare gli autori dei commenti sessisti. Dal punto di vista delle parti lese, avvisano i legali, non sarà facile però ottenere condanne. Spiega l’avvocata Jessica Valentini che il reato in cui potrebbero incorrere i gestori è quello di “diffusione di immagini a contenuto sessuale, che prevede pene anche molto gravi come anni di reclusione e sanzioni economiche”.

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